- Meditazione sul Crocifisso
- Incontri con la parola n.256
- Incontri con la parola n.257
Meditazione sul Crocifisso
Di Mons. Maggiolini.
Intervento al termine della processione del Venerdì Santo
Como, Basilica della SS. Annunciata, 14 aprile 2006
Abbiamo giudicato Dio.
Abbiamo condannato il Signore.
Lo abbiamo ucciso configgendolo alla croce.
Ma prima lo abbiamo interrogato.
E deriso.
E percosso.
E umiliato.
Ed egli taceva.
L'unica affermazione che fece durante la Passione
Fu quella di essere Figlio di Dio
Venuto tra noi a recare la verità e la salvezza.
L'abbiamo denudato.
L'abbiamo flagellato.
L'abbiamo coronato di spine
Mentre il sangue gli scendeva a rivoli dalla fronte.
Gli abbiamo preferito Barabba.
Poiché Barabba ci assomigliava di più
E non volevamo essere redenti.
Gli abbiamo messo la croce sulle spalle.
E' caduto tre volte per la nostra noia
E per la costanza nel rifiutare la sua grazia.
Lo abbiamo affisso alla croce
Con chiodi che gli trapassavano le mani e i piedi.
Lo abbiamo lasciato agonizzare
Per tre lunghissime ore.
Poi il grido della morte.
E il perdono al ladrone crocifisso con lui.
E la conversione del centurione romano.
E noi che gli passavamo accanto, sotto la croce,
Sfidandolo a scendere dal legno,
Lui che aveva compiuto miracoli senza numero.
E i dolori lancinanti.
E la solitudine abissale:
Anche i suoi amici più prossimi
Lo abbandonano.
Giuda lo tradisce.
Ed egli sente abbandonato anche dal Padre
Nel momento supremo della vita.
Cristo Crocifisso,
Ti abbiamo recato per le strade della nostra città
Con un rito che sembrava un funerale.
E invece era l'esaltazione di un amore
Che non si riserva nulla e dona tutto:
Tutto è compiuto.
Anche la nostra liberazione dal peccato.
Anche il senso umano e divino da attribuire
Al nostro dolore.
Tutto è compiuto.
Anche il destino di grazia e di gloria
Di chi è piegato sotto il peso delle proprie colpe,
Ma è salvato dal mistero della Croce,
Da questo sacrificio che tutto consegna
Al Padre
E si lascia ammazzare
Dai fratelli che vuole salvare.
Santissimo Crocifisso,
Ti affidiamo la nostra città,
Perché sempre più sia laboriosa e onesta.
Ti affidiamo i nostri malati
E i nostri anziani.
Ti affidiamo le famiglie
Perché vivano nella gioia della comunione feconda.
Ti affidiamo i nostri bimbi
Perché crescano nel tuo amore.
Ti affidiamo i nostri giovani
Perché sappiano, con il tuo aiuto,
Essere puri e forti, capaci di dedizione e di costanza.
Maria, tua Madre,
Che ti ha accompagnato fino al Calvario
Ci aiuti con la sua tenerezza e la sua forza.
Madre della sofferenza il cui cuore è appeso alla croce
Rendi anche noi
Capaci di dolorare con dignità
Nell'attesa dell'abbraccio con il tuo Figlio
E con te che ci attendi
Adesso e nell'ora della nostra morte
E della nostra gioiosa comunione fraterna.
Incontri con la Parola
No. 256 - Quando tutto va storto
(Salmo 65, 17-20)
Conosco persone che mentre parlano con me riescono a scrivere velocissime
un sms senza guardare la tastiera del cellulare. Confesso che le invidio -
perché io sono un dinosauro telematico. Gli sms sono la forma più rapida
di comunicazione scritta che attualmente ci sia, e io li uso tantissimo.
Ma devo collegare il cellulare con un cavetto al computer, e poi scrivere
l'sms alla tastiera del computer. Altrimenti per scrivere "Ciao" ci metto mezza giornata. L'altro giorno non iuscivo a spedire gli sms. La batteria
del cellulare era carica, il cavetto di collegamento al computer era in
ordine, ma la comunicazione tra cellulare e computer non passava. Hmmm.
Tutto era a posto ma l'intero sistema era morto. Il mistero si è risolto quando ho controllato la presa sul fondo del cellulare, dove si attacca il
cavetto. Si erano sporcate quelle sottili lamelle che creano il contatto
tra il cellulare e il cavetto, e ciò aveva bloccato l'intero sistema. E'
bastata una sfregata con lo spazzo
lino da
denti, e che bello - tutto è ripreso a funzionare perfettamente.
Spesso siamo noi, e non il cellulare, che sperimentiamo l'incapacità di
comunicare, una improvvisa perdita di potere. E come col mio cellulare,
apparentemente tutto sembra essere in ordine. Forse stai sperimentando
questa incapacità di comunicare proprio in questo periodo - nella tua
preghiera, nella tua famiglia, nelle tue relazioni, forse nel tuo servizio
in parrocchia, nel tuo lavoro, nell'affrontare le sfide che in questi
giorni ti trovi davanti. Desideri che Dio ti dia la forza per vivere
queste situazioni, ma questa forza non arriva.
Forse c'è qualcosa di ostruito, della sporcizia da rimuovere. Dio te lo
dice nel Salmo 65, a partire dal versetto 17: «A Dio ho rivolto il mio
grido, | la mia lingua cantò la sua lode. | Se nel mio cuore avessi
cercato il male, | il Signore non mi avrebbe ascoltato. | Ma Dio ha
ascoltato, | si è fatto attento alla voce della mia preghiera. | Sia
benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera, | non mi ha negato la
sua misericordia». Chiaro, no? Che cosa impedisce a Dio di rispondere a
una preghiera o di far sentire il Suo amore? Il peccato. Si frappone fra
te e Dio che è santo, e impedisce la comunicazione. E di colpo le cose
smettono di funzionare.
In un altro Salmo, Dio dice: «Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa, | e
perdonato il peccato. | Beato l'uomo a cui Dio non imputa alcun male | e
nel cui spirito non è inganno. | Tacevo e si logoravano le mie ossa, |
mentre gemevo tutto il giorno. | Giorno e notte pesava su di me la tua
mano, | come per arsura d'estate inaridiva il mio vigore». Niente funziona
come dovrebbe - perché c'è un peccato che non si vuole affrontare. Cosa
fare per ristabilire l'ordine? «Ti ho manifestato il mio peccato, | non ho
tenuto nascosto il mio errore. | Ho detto: "Confesserò al Signore le mie
colpe" | e tu hai rimesso la malizia del mio peccato» (Salmo 31,1-5).
Il giorno in cui avevo bisogno che il mio cellulare funzionasse, non mi
ero reso conto che c'era qualcosa che bloccava la comunicazione. L'ho
capito solo quando non riuscivo a fare quello che desideravo - solo allora
ho scoperto l'inghippo. C'era qualcosa di sporco nel mio cellulare. Forse
è quello che Dio sta cercando di fare con te in questo periodo - guardare
quello che c'è di sbagliato nella tua vita. Forse ci sono dei sottili
compromessi col peccato, e questi ostacolano le benedizioni di Dio. Forse
sono le cose che stai guardando o ascoltando, o qualcosa o qualcuno che
hai cominciato a mettere davanti a Dio, o un'area della tua vita dove stai
disobbedendo a quello che Dio ti ha detto di fare o non fare, un difetto
su cui ti sei adagiato, una relazione sbagliata, un risentimento
coltivato, un'attitudine negativa, una mancanza di perdono, o la rabbia
contro qualcuno.
Ci sono troppe cose che Dio vuole donarti, fare per te. Ma c'è quel
peccato che sta bloccando la linea fra te e Lui, interferendo con la Sua
forza e impedendo al Suo amore di farsi sentire. Te lo posso assicurare,
quando rimuovi quella sporcizia, è una meraviglia vedere come le cose
cominciano a funzionare!
Vi accompagno con la preghiera, sempre con riconoscenza e affetto
don Luciano
P.S.: Non sarebbe ora che ti andassi a confessare?
No. 257 - Cedere il volante
(Giosuè 5, 13-14)
L'ultima volta che sono entrato in un ipermercato in Italia ho visto una
piccola fila di bambini davanti alle macchina da corsa. Mica quelle vere,
ma quelle per bambini - quelle che pur essendo fissate su un piedistallo,
fanno tutti i movimenti e i rumori e le luci come se fossero vere. Ai
bambini pare di essere piloti di Formula 1 - è divertente, ma è solo
fantasia. Certo, quelle macchine hanno un acceleratore, ma la velocità non
è determinata da quanto si preme sul pedale. Di fatto non hanno alcuna
velocità perché sono fissate sul pavimento. Oh sì, hanno anche il
volante - i bambini si divertono un mondo a girarlo - ma anche se
oscillano a destra e a sinistra come se facessero delle autentiche curve,
quelle macchine non vanno da nessuna parte. Ovvio, i bambini possono
impugnare il volante e pestare sull'acceleratore fin che vogliono, ma la
verità è questa: non hanno il controllo della macchina.
Per molti di noi sembra che la vita sia come guidare quelle automobili dei
bambini all'ipermercato. Ci aggrappiamo al volante della vita, cerchiamo
di pilotarla, pensando di averla sotto controllo. Ci rifiutiamo di
lasciare il volante a qualcun altro. Annuncio importante: è pura
illusione. Vedi, non siamo altro che delle piccole nullità in questa
minuscola scheggia chiamata terra, sperduta in un mare di miliardi di
galassie. Eppure ci incolliamo al nostro piccolo volante, gridando
eccitati: "Sono io che guido!" Fino a quando Dio non permette nella nostra
vita una di quelle batoste che spazzano via la nostra illusione e ci
mettono davanti alla verità.
Forse uno di quei momenti Dio lo sta permettendo proprio in questo
periodo. Di colpo ti accadono delle cose che sono chiaramente al di fuori
del tuo controllo. Sono al di là della tua portata, e Dio ti sta chiedendo
di arrenderti a Lui - non per farti perdere, ma per farti vincere.
Uno di quei momenti lo ha passato anche Giosuè. La Parola di Dio ce lo
racconta in Giosuè 5, a partire dal versetto 13. Giosuè era un condottiero
nato, ma stavolta deve affrontare una sfida che è ben più grande delle sue
capacità e delle sue forze - le mura della città di Gerico. Mentre sta
guardando quella fortezza umanamente inespugnabile, succede qualcosa che
gli permette di vincere. Si arrende.
«Mentre Giosuè era presso Gerico, alzò gli occhi ed ecco, vide un uomo in
piedi davanti a sé che aveva in mano una spada sguainata. Giosuè si
diresse verso di lui e gli chiese: "Tu sei per noi o per i nostri
avversari?". Rispose: "No, io sono il capo dell'esercito del Signore.
Giungo proprio ora". Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò
e gli disse: "Che dice il mio Signore al suo servo?"». E allora Giosuè
sente da Dio un modo di affrontare il problema che non gli sarebbe mai
venuto in mente neanche se ci avesse pensato mille anni - marciare attorno
alle mura di Gerico per sette giorni, pregando, cantando al Signore, e
vedendo le mura di Gerico crollare!
Io sono convinto che il Signore in questo periodo ha permesso che tu ti
trovi nella stessa situazione in cui si trovava quella notte il generale Giosuè di fronte alle mura di Gerico. Dio ti ha portato faccia a faccia
con qualcosa più grande di te in modo da metterti faccia a faccia con Lui.
Perché vuole che tu arrivi al punto in cui tutti i tuoi piani non servono
a nulla e non ti resta altro che inginocchiarti davanti a Lui e dar Gli il
volante della tua vita. Solo allora - quando confessi la tua totale
impotenza - diventi così potente come mai lo sei stato prima, perché ti
metti da parte e lasci che sia la forza di Dio a prendere il controllo
della situazione.
Sei abituato a essere il generale del tuo piccolo mondo, o almeno ci
provi. Cerchi di pilotare la direzione della tua famiglia, del tuo
servizio in parrocchia, dei tuoi affari, del tuo futuro, dei tuoi soldi,
della tua vita. Ma adesso è arrivato il momento di mollare il volante, di
lasciare che Dio ti mostri risposte o modi di affrontare la vita a cui
nemmeno ci pensi. E se ti fa paura ceder Gli il volante, ricordati delle
automobili dei bambini all'ipermercato. L'unica cosa che veramente perdi è
l'illusione di essere tu quello che controlla la situazione!
Vi accompagno con la preghiera, sempre con riconoscenza e affetto
don Luciano